Progetto “A scuola di libertà”- Carcere e Scuole. Educazione alla legalità

Lunedì 22 marzo, dalle 11 alle 13 in videoconferenza

“Quello che mi pare importante nel tempo è di essere riuscita a vincere la rabbia”

Le scuole incontrano Silvia Giralucci

Dialogano con Silvia la figlia di un detenuto e persone che hanno finito di scontare una lunga pena.

Silvia Giralucci: Giornalista, scrittrice e regista, ha lavorato per il sito italiano della CNN, per il Mattino di Padova, per l’Ansa e per Il Sole 24 Ore. Nel 1974 a Padova, quando lei aveva tre anni, le Brigate Rosse le hanno ucciso il padre. Di sé dice “Credo che se negli anni sono riuscita a diventare una vittima non rancorosa e non arrabbiata questo lo devo agli incontri che ho fatto in carcere, alla forma di mediazione indiretta che è stato per me frequentare i convegni e la redazione di Ristretti”.

Il suo primo libro, L’inferno sono gli altri, è un viaggio personale alla ricerca del padre nella memoria divisa degli anni Settanta. È autrice e co-regista del film Sfiorando il muro.

Dice Silvia: “Alla fine, dopo tanti, tanti anni dall’omicidio di mio padre, poco tempo fa io ho incontrato per la prima volta un brigatista e l’ho fatto con serenità. Quando mi ha raccontato la sua storia e mi ha raccontato il dolore che si porta dentro, io ho avuto quasi pena per lui, che non vuol dire che ho perdonato, in un’ottica non cristiana è difficile parlare di perdono. Posso accettare che queste persone abbiano una vita dopo, anzi penso che sia giusto così, non lasciare le persone marcire in carcere, penso che le persone nel corso degli anni cambiano, non sono più le persone di quando avevano vent’anni e dopo vent’anni di carcere la persona non è più quella persona di quando era entrata”.

Silvia Giralucci 22 MARZO

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